La sterilizzazione

In Italia i gatti che vivono in libertà devono essere obbligatoriamente sterilizzati a cura dell’autorità sanitaria municipale competente, come indicato all’articolo 2 comma 8 della legge 14 agosto 1991, n. 281, Legge quadro in materia di animali di affezione e prevenzione del randagismo.

La Sterilizzazione è un’operazione chirurgica che deve essere fatta ai gatti per impedire all’animale di riprodursi. Nel maschio generalmente si pratica la castrazione (rimozione chirurgica dei testicoli) mentre nella femmina si effettua  l’ablazione delle ovaie, dell’utero o di entrambi (molti veterinari consigliano di togliere tutti e due gli organi perché anche senza ovaie l’utero può venire attaccato da varie malattie pericolosissime per la gatta).

Oltre all’arresto della riproduzione, la sterilizzazione modifica il comportamento e la psicologia dell’animale. Anche per il maschio è molto utile in quanto limita il comportamento territoriale e quindi l’allontanarsi da casa e le liti con altri maschi e diminuisce la tendenza a marcare il territorio con getti di urina e graffi. La femmina non manifesta più i sintomi del “calore” e si limitano considerevolmente le possibilità di manifestare malattie mammarie o all’utero. L’unico lato negativo può essere l’aumento di peso, causato dal cambiamento ormonale, visto che i bisogni energetici sono diminuiti. Non tutti i gatti sterilizzati però ingrassano per forza. I benefici sono comunque molto più numerosi e importanti dei lati negativi.

Il maschio comincia a sviluppare le funzioni riproduttive verso i tre mesi con l’aumento della produzione di testosterone e verso i sei mesi appaiono delle spine sul suo pene. A quest’età può cominciare a riprodursi e sovente marca il territorio spruzzando dei piccoli getti di urina dall’odore molto marcato.

La femmina diventa pubere al suo primo estro, periodo chiamato comunemente “calore” o “fregola”, che sopraggiunge in media tra i sette e dieci mesi A partire dal primo estro, che dura da uno a cinque giorni, la gatta è in grado di riprodursi. In seguito avrà numerosi periodi di fertilità, generalmente da primavera ad autunno. È possibile che una gatta sia nuovamente fecondata due settimane dopo il parto. Durante l’accoppiamento, che dura tra cinque e quindici secondi, il maschio sale sulla schiena della femmina, le morde il collo e le controlla il torace agendo con le zampe sulla groppa per migliorare il controllo della postura e di conseguenza la penetrazione. Durante il coito la femmina tende a gemere e a innervosirsi; questo perché le piccole spine presenti sul pene del maschio, orientate all’indietro, raschiano le pareti della vagina. Questa stimolazione della vagina è necessaria per attivare l’ovulazione. L’annidamento degli ovuli fecondati avviene uno o due giorni dopo l’accoppiamento e i gattini nati in uno stesso parto possono essere figli di padri differenti.

Quando i gatti vivono in gruppo, avviene una sincronizzazione tra l’estro delle femmine del gruppo. Questo favorisce la sincronizzazione delle nascite e permette un allevamento in comune dei giovani. L’allevamento comunitario è importante dato che, in caso di scomparsa di una delle madri, i gattini orfani vengono allevati dalle altre femmine.

Il ventre della gatta comincia a gonfiarsi verso le quattro settimane di gestazione. Dopo circa trentacinque giorni le mammelle della femmina ingrossano e si arrossano. Dopo sette settimane comincerà a cercare un posto calmo, adatto a partorire. Circa venti minuti dopo le prime contrazioni, la gatta partorisce il suo primo gattino, poi, in generale, gli altri gattini arrivano ogni quindici minuti.

I gattini vengono al mondo avvolti nella sacca amniotica. Sarà la gatta stessa ad aprirla, a recidere il cordone ombelicale e a lavare i suoi cuccioli, con dei colpi di lingua, per stimolare la prima inspirazione. Poi mangerà la placenta, che è molto nutriente. Non sono tuttavia inconsueti parti multipli che durano anche parecchie ore.

I gattini nei primi dieci giorni di vita mangiano ogni tre ore di giorno e ogni due ore di notte.

Il gattino nasce cieco (con gli occhi chiusi) e sordo. Pesa da 100 a 110 grammi; quando apre gli occhi, intorno agli otto-dodici giorni, questi hanno un colore blu, fino al cambiamento definitivo verso i due mesi. Tutti i gatti nascono con delle striature “fantasma” che spariscono lentamente con la crescita del pelo. La gatta insegna ai gattini a lavarsi e a nutrirsi. A quattro settimane porta loro la prima preda viva, poi a cinque settimane insegna i rudimenti della caccia.

L’emancipazione si produce tra le otto e le dodici settimane, ma la separazione dalla famiglia avviene a partire dall’età di circa otto settimane quando la madre scaccia i cuccioli.